JAMES NORTON A LONDRA, DICEMBRE 2015. Foto: MARK RABADAN. Styling: FANNIE AKERBLOM. Grooming: VERO MARTINEZ.
"Ero in piedi in mezzo a un campo di battaglia in Lituania, con trecento comparse lituane e russe dietro di me," ricorda l'attore britannico James Norton. "Riuscii a sfoderare la mia sciabola e a gridare 'Carica!' Il James bambino che c'è in me stava vivendo il suo grande momento."
Norton parla del suo ultimo impegno, l'adattamento in sei episodi di Guerra e pace, il romanzo epico di Tolstoj. La miniserie, diretta da Tom Harper, sceneggiata da Andrew Davies e coprodotta dalla BBC e dalla Weinstein Company, ha impegnato un cast di oltre novanta attori, fra i quali molti volti celebri. Lily James, la Cenerentola del film disneyano, interpreta la vivace eroina Natascia Rostova, Paul Dano il suo goffo corteggiatore Pierre Bezukov, Aneurin Barnard il suo ambizioso cugino Boris Drubeskoj, Callum Turner e Tuppence Middleton i due debosciati fratelli Kuragin, Brian Cox il famoso generale russo Mikhail Kutuzov e Gillian Anderson la regina dei salotti dell'alta società Anna Pavlova Scherer. Norton interpreta il principe Andrei Bolkonsky, il distaccato eroe di Tolstoj a cui non manca nulla ma resta costantemente insoddisfatto.
"Andrew ha descritto Andrei come 'il Darcy russo,' e devo riconoscere che è vero, sebbene la mia reazione sia stata quella di alzare gli occhi al cielo e di pensare 'grazie tante, Andrew' - perché, ovviamente, la frase è stata largamente ripresa dalla stampa", dice Norton. "C'è qualcosa di molto intrigante ed enigmatico in entrambi, sebbene appaiano così crudeli e insensibili verso quelli che li amano", continua. "Tutti sono attratti da Andrei".
Laureato a Cambridge e diplomato alla Royal Academy of Dramatic Art, Norton può sembrare una scelta scontata per l'interprete del "Darcy russo". È già apparso in altre fiction in costume e attualmente è il protagonista della serie Grantchester, nel ruolo del pastore-detective Sidney Chambers. Ma Norton non si fa incasellare in ruoli stereotipati: l'attore trentunenne ha ricevuto la nomination ai premi BAFTA per la sua agghiacciante interpretazione di Tommy Lee Royce, assassino e stupratore uscito da poco dalla prigione, nella serie Happy Valley, ambientata nello Yorkshire. Oltre che in Guerra e pace, lo rivedremo sugli schermi fra qualche mese sia nel ruolo di Royce che in quello di Chambers.
EMMA BROWN: Com'è entrato a far parte di Guerra e pace?
JAMES NORTON: Il mio coinvolgimento, in effetti, è stato piuttosto tardivo. Non avevo letto il libro e l'idea mi intimidiva alquanto. Sono in molti ad avere un forte legame col libro, specialmente con Andrei. Leggendo il romanzo, ci si rende conto di quanto sia straordinario e speciale, di quanto meriti la considerazione in cui è tenuto. Tutti quelli che erano coinvolti nel progetto si sono impegnati al massimo perché fosse realizzato, quando si sono resi conto della sua portata, leggendo la sceneggiatura di Andrew Davies e considerando le location. Ho quindi cercato di capire Andrei, di penetrare in questo straordinario personaggio, perché sono in molti ad avere uno stretto rapporto con lui, specialmente i russi. I personaggi sono davvero apprezzati e rispettati. Ricordo un momento speciale, quando m'imbattei in un certo Lev Dodin, regista della compagnia del Teatro Maly. Andai a vedere Il giardino dei ciliegi diretto da lui, e mi invitò dietro le quinte durante l'intervallo. Non sapeva una parola di inglese, ma aveva un interprete ed aveva detto "Voglio incontrare l'uomo che interpreta Bolkonski". Allora pensai "Cielo, tutto questo mette un po' paura". Poi questo ometto dal vestito immacolato si presentò e mi chiese: "Quanti anni ha?". "Trenta", risposi. "L'età giusta per Bolkonski. Nessuno al di sotto dei quaranta ha mai interpretato Bolkonski, perché le sfere e i cerchi della contemplazione sono così complessi che nessun uomo della sua età ha mai osato affrontare la parte". Allora, l'unica cosa che riuscì a dire in inglese fu "hey, hey, James. Buona fortuna". Era come se mi affidasse in qualche modo questa responsabilità: "Fai bene a provare. Ma non fare un casino."
BROWN: Ha fatto un provino o l'hanno contattata facendole un'offerta?
NORTON: Avevo fatto un provino molto, molto tempo prima e, come spesso succede, non se ne era più parlato. Poi, lo scorso novembre, ebbi una conversazione con Tom [Harper] e registrai un paio di nastri. Ti rendi conto che sono interessati quando cominciano a rispondere con richieste specifiche. Poi capii che la cosa diventava davvero seria quando il mio agente mi chiamò un martedì sera verso le otto dicendo "Non metterti in agitazione, ma Harvey Weinstein è in città e vuole vederti a colazione domani mattina alle otto al suo albergo". E io pensai "oh, mio Dio!", perché non avevo mai incontrato Harvey prima di allora. Poi lo incontrai, insieme ad alcuni dei suoi esecutivi, e le cose sono cominciate così, con una tazza di cappuccino nella mia mano tremante, in compagnia di Mr. Weinstein.
BROWN: Volevo chiederle, che cosa mangiò a colazione con Harvey Weinstein?
NORTON: Non mangiai. Mettiamola così, credo che riuscii a mandare giù qualche sorso di cappuccino e basta. Poi l'ho incontrato molte volte, è un grand'uomo. Per un po' è venuto sul set ed è stato molto incoraggiante. Credo che i produttori siano davvero soddisfatti del risultato; per loro, imbarcarsi in una produzione televisiva con la BBC era una nuova sfida, e siamo stati molto fortunati ad averli con noi. Avendo lavorato in un paio di fiction della BBC, penso che fossimo tutti consapevoli del sostegno che la Weinstein Company ci offriva, non solo per il supporto finanziario, ma anche per quel po' di potere in più. Credo che abbia contato quando hanno deciso "Dobbiamo girare in Russia. Dobbiamo fare le riprese su quel lago ghiacciato o in quel bel palazzo. Non si può fare da nessun'altra parte". Li ha spinti a buttarsi nell'impresa. Ed essere là ha davvero fatto la differenza. Non so dirle. Andare in Russia a girare Guerra e pace! Girare Guerra e pace è di per sé un'esperienza straordinaria, ma farlo laggiù era davvero magico.
BROWN: Quando le diedero indicazioni durante le audizioni, cosa le dissero di fare in modo diverso?
NORTON: Era tutto centrato sul trovare il lato oscuro del personaggio. Come attore, penso che la maggior parte delle persone tendano a voler dimostrare di saper recitare, di saper interpretare le emozioni. La sfida con Andrei era di mantenere l'interpretazione incredibilmente contenuta, senza fare molto, ma allo stesso tempo comunicare l'oscurità e il cinismo del personaggio. Andrei è un personaggio così complesso. Si dibatte in questi grandi dilemmi esistenziali e cerca la soluzione per strade diverse. Prova ad innamorarsi, ma non funziona. Va in guerra e cerca la gloria militare, ma non funziona. Vive la vita tranquilla del proprietario terriero. È sempre attivo. È quello che mi è piaciuto, di lui. È sempre alla ricerca, è pieno di curiosità. Sono queste le parti migliori da interpretare, specialmente per un giovane trentenne che cerca anche lui la sua strada. È un magnifico spazio mentale nel quale agitarsi per sei mesi. Ma nonostante tutto questo, Andrei è anche molto russo nella sua mancanza di emotività. Così, era davvero difficile mostrare tutto quello che succedeva e tutto quel rimuginare, ma allo stesso tempo non fare quasi niente. Erano queste le indicazioni che mi davano: tieni presente l'oscurità, ma non fare niente. Quando arrivai sul set — perché sono generalmente una persona sorridente, ho i miei momenti ma penso di essere in genere di natura relativamente ottimista —Tom continuava a gridare, "James, smettila di sorridere! Basta sorridere." Non mi era permesso un accenno di sorriso, a parte forse un paio di volte in tutti i sei mesi.
BROWN: Questo ha influito sul suo umore durante le riprese?
NORTON: No. Era logorante come attore. Spesso offrivo loro la scelta di molto diverse interpretazioni nel corso dellele riprese, alcune un po' più dimostrative e altre molto contenute. Dopo aver visto il primo episodio, di solito sceglievano quelle più contenute. Perciò era piuttosto logorante. "Sto davvero comunicando tutto questo?" mi chiedevo. Cercavo davvero di approfondire il personaggio e di passare molto tempo nel suo spazio mentale. È quello che facevo. Faccio le cose di tutti i giorni, ma nello spazio mentale del personaggio. Dopo aver impiegato tutto quel tempo, vuoi che il pubblico ti accompagni in quel viaggio. Ma fuori dal set, non sono il tipo di attore che passa tutto il suo tempo a crogiolarsi nella sua stanza d'albergo. Ci siamo divertiti moltissimo. In alcuni momenti, era una vera festa, specialmente quando uscivamo tutti insieme a San Pietroburgo. Era magico. Abbiamo passato molte nottate divertenti, eravamo tutti sovreccitati.
BROWN: La gente di San Pietroburgo sapeva cosa stavate facendo?
NORTON: Lo sapevano. Il primo giorno, coprimmo di neve l'equivalente di Trafalgar Square o di Times Square, e ci diedero libero accesso al loro Buckingham Palace. Erano ben consapevoli della nostra presenza, ed incredibilmente generosi nel concederci quegli straordinari siti storici. Abbiamo bloccato il traffico in un'infinità di strade. Erano davvero molto cordiali. Era un momento delicato per trovarsi in Russia, con la situazione politica che si era creata in Ucraina. Durante le riprese in Lituania e Lettonia, c'era una certa consapevolezza di quanto stava accadendo. Credo che tutti ci chiedevamo "Cosa succederà ora?". E i russi erano così accoglienti. Tecnici brillanti. Anche i lituani erano incredibili, specialmente i sarti. Tutti i costumi erano fatti a mano. Ma i russi erano tutti davvero accomodanti, e questo rendeva tutto speciale. Essere ammessi nel Palazzo d'Estate di Caterina... Lily ed io abbiamo girato quella scena in cui ci innamoriamo e balliamo il walzer su e giù in quella enorme sala illuminata da migliaia di candele, con un'orchestra che suonava dal vivo e 300 comparse russe. Realizzare quelle scene in situ è stato davvero un impegno irripetibile. Spero che questo serva ad aumentare il valore del progetto e ad aggiungere un tocco speciale. San Pietroburgo è una città stupefacente. È un po' come una grande Venezia. È un posto che non somiglia a nessun altro posto in cui sono stato.
BROWN: La gente la chiamava "Bolkonsky" per la strada e le offriva da bere?
NORTON: No, no. Non sapevano che parte recitassi. Avevamo i favoriti, per cui ci facevamo notare. Avevamo l'aria di recitare in qualche adattamento di Andrew Davies. Ci divertivamo. Le riprese iniziarono e si conclusero con questi periodi a San Pietroburgo. Cominciammo a -20, con la neve che ci arrivava alla vita, nel bel mezzo dell'inverno, con un freddo cane. E terminammo in giugno, con le notti bianche quando non fa mai buio. Trovarci là tutti insieme, all'inizio e alla fine, fu davvero speciale. La fine fu in qualche modo sentimentale ed eccitante, e l'inizio fu tutto un incontrarsi, ugualmente eccitante.
BROWN: So che era già amico di Lily James. Conosceva altre persone del cast?
NORTON: Lily ed io ci conoscevamo da tempo. Siamo buoni amici. In effetti, conoscevo parecchie persone. Conoscevo Aneurin Barnard, che interpreta Boris. Con un cast di 95 ruoli "parlanti", c'era un flusso continuo di attori straordinari che arrivavano sul set. Nick Brimble, un amico col quale ho lavorato in Grantchester, arrivò per una scena. Quei grandi talenti, tutti quegli illustri attori che il casting era riuscito a mettere insieme, erano davvero un sogno. Ogni giorno, in ogni scena, ti dicevi "Dio mio, oggi giro una scena con Brian Cox e domani sono in scena con Stephen Rea!". Penso che noi giovani attori fossimo molto, molto impressionati e intimiditi dal calibro di tutti quelli che arrivavano sul set.
Quello che rappresentava davvero una sfida per tutti era il fatto che non giravamo le scene in ordine cronologico; giravamo tutto insieme. Le settimane di riprese a San Pietroburgo dovevano coprire sette anni di inverni russi. Così, per definizione, nessuno aveva più il senso del tempo. Un giorno eri a San Pietroburgo nel 1806, il giorno dopo a Mosca nel 1812, e poi saltavi ancora indietro a San Pietroburgo. Era una cosa che ci confondeva completamente, e devo riconoscere l'incredibile merito di Tom Harper, il regista, che ci manteneva coi piedi per terra, e di quella donna stupefacente che si chiama Marnie [Paxton], che lavorava alla continuità. Le chiedevamo continuamente "Marnie, dove mi trovo ora? Che anno è?", e lei era sempre sulla sceneggiatura, per orientarci. Questa credo sia stata una delle maggiori sfide che abbiamo affrontato, conservare il senso di ogni personaggio nell'arco del tempo.
BROWN: È triste ammetterlo, ma ci sono così tanti personaggi che ho dovuto leggerlo tenendo aperta la pagina di Wikipedia per poter ricordare chi fossero. Elena Kuragina e Giulia Kuragina...
NORTON: Lo so. Non so a che pagina sia arrivata, ma le raccomando di perseverare. Una volta conosciuti i 20 personaggi principali e fissate in mente le loro facce, si legge davvero tutto d'un fiato. A parte i cospicui passaggi di filosofia e tattica militare, in cui esce un po' fuori dal seminato e nei quali si è autorizzati ad andare un po' di corsa. Ma quanto alla storia di per sé, l'abbiamo descritta come una soap-opera perché non è altro che una quantità di giovani che si innamorano e si lasciano, si sfidano a duello, si ubriacano, fanno sesso e si vendicano. Quando Tolstoj comincia a ruminare sulla strategia militare, pensi "Cosa mi importa se questo generale è riuscito ad aggirare quell'altro generale?". Ma poi ci sono quei grandi momenti di Andrei e Nikolaj [durante la guerra], e filmare quelle scene è stato molto divertente. Per mesi abbiamo girato essenzialmente tutte le scene di guerra; quasi tutti gli altri attori erano tornati a Londra, e improvvisamente diventò una specie di circolo sportivo. Tutti i ragazzi rientravano alla fine della giornata: "Ah, hai visto quel pezzo in cui ho fatto questo!" Era divertente. Poi le ragazze tornarono, e noi eravamo tutti pieni di tagli e di lividi, e loro alzavano gli occhi al cielo sentendo le nostre storie. Ma sono una lettura impegnativa, quelle parti di tecniche militari. È piacevole far parte del club esclusivo "ho letto Guerra e pace", ma ovviamente io avevo un importante incentivo.
BROWN: Venne in questi uffici, qualche anno fa, e parlò di come sentisse di dover amare i personaggi che interpreta, e di come gli altri la guardassero perplessi quando affermava questo, perché il suo personaggio in Happy Valley non è particolarmente amabile. La pensa ancora così?
NORTON: Sì. È un'affermazione rischiosa, perché se cominci a dire che "ti piace" Tommy Lee Royce di Happy Valley, molte persone ti chiedono giustamente sospettose: "Cosa vuoi dire con questo?". Penso che sia una questione di empatia. Significa conoscere le ragioni per cui un personaggio fa certe cose e la pensa in un certo modo. Se esci continuamente dal personaggio per giudicare il suo comportamento, non riuscirai mai ad impegnarti pienamente perché manterrai un lieve cinismo. Penso che per entrare il più possibile nel momento, devi empatizzare completamente col personaggio, e questo è possibile solo amandolo e provando la sua pena. Andrei è un personaggio molto più facile da amare ed empatizzare di Tommy, ma obiettivamente non è amabile neanche lui. Particolarmente all'inizio della storia, è davvero crudele con Lisa, sua moglie, e con la sua famiglia. È così distaccato e separato emotivamente da tutti che non avresti torto a giudicarlo uno stronzo. Ma poi nel corso del romanzo e dell'adattamento, cominci a capire che le sue intenzioni sono buone e che ha fede nell'umanità, e questa è la cosa più importante, credo. Crede di vedere il buono nelle persone e in se stesso, ma gli riesce difficile scoprire la bontà e trovare la tranquillità. Mi è piaciuto molto impegnarmi ad empatizzare con Andrei e cercare di capire perché quest'uomo è così acido. Come dice Pierre in una delle prime scene, "hai tutto dalla tua parte. Puoi fare qualsiasi cosa, e tutti ti ammirano e ti rispettano." E Andrei si limita a sospirare "Così dicono..." Immediatamente prende corpo il conflitto: l'aristocratico che erediterà questa grande fortuna ed ha un'incredibile carriera militare davanti a sé, ed è molto intelligente e molto attraente, ha tutto dalla sua parte eppure sembra infastidito dai suoi simili. Questo conflitto è una brillante situazione drammatica. Per qualche motivo, è incredibilmente affascinante e ti avvince. Tutti vogliono sapere che cosa sta succedendo. Si torna a quello di cui parlavamo, mantenere un aspetto esteriore così freddo e insensibile, ma poi mostrare al pubblico e agli altri personaggi che dietro all'apparenza succedono molte cose che attirano gli altri, perché vogliono sapere di più. Ma è un bastardo con Lisa. La scena in cui va in guerra e la lascia, agli ultimi mesi di gravidanza, è brutale—la spinge fisicamente a sedere su una sedia mentre lei singhiozza disperata. È stata una scena difficile da girare.
BROWN: Ha trovato quella relazione stimolante?
NORTON: Sì. Di nuovo, è un po' come dicevamo prima a proposito dell'amore e dell'empatia per i personaggi, soprattutto quando le loro scelte sono moralmente così diverse dalle nostre. La sfida è allora cercare di capire perché hanno fatto quello che hanno fatto. Ma è difficile perché quando incontri Andrei è così insoddisfatto della sua vita al punto da desiderare di andare in guerra, e quando si trova a Schöngrabern e uno dei comandanti si offre di distrarre l'esercito francese, Andrei va da lui e gli dice "Verrò con voi", che è essenzialmente un suicidio. Per un uomo giovane con un figlio in arrivo, che cosa vuol dire? È stato difficile trovare quel lato oscuro senza i tre capitoli di preparazione. Ho avuto molte conversazioni con Tom durante le prove sull'origine dell'insoddisfazione di Andrei.
Traduzione: Cabian187
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